Intervista a Simone “The Tiger” D’Anna: “Lotto ogni giorno per un sogno chiamato MMA”

In questi giorni ho avuto la fortuna di poter intervistare l’artista marziale, Simone “The Tiger” D’anna.

Lo scorso 1 ottobre Simone ha affrontato a Bellator 247 l’irlandese Brian Moore. Un match molto intenso nel quale l’atleta italiano è stato sconfitto nonostante abbia dominato gran parte della contesa. Una prova di forza e di carattere che gli ha permesso comunque di uscire a testa alta.

Ecco qui di seguito le sue impressioni a distanza di due settimane dall’incontro.

Simone iniziamo col parlare di come si è arrivati a questa importante sfida. Il match in Bellator era già programmato da tempo o ti è stato proposto in short notice?

“Diciamo che mi ero allenato per tutta l’estate, perché col fatto che sono stato fermo un anno e mezzo, volevo combattere per settembre. Però mi è stato detto di Bellator solo tre settimane prima. Da lì abbiamo iniziato a lavorare al gameplan per Bryan Moore e ci siamo spostati sui cinque minuti, perché mi stavo preparando ai quattro”.

Quanto ha influito lo spostamento da primo match della card preliminare a secondo della principale?

“Nulla. Anzi, cercavo proprio di non farmelo dire dal mio team, soprattutto per non sentire la pressione. L’unica cosa, è stato aspettare di più. Però sono stato felice che molte più persone abbiano potuto vedere il mio match e quello che so fare”.

Dover affrontare un atleta con molta esperienza, come Bryan Moore, ti ha messo pressione o ti ha dato più voglia di combattere?

“Quest’aspetto mi ha caricato molto, perché sapevo che lui aveva tanti match alle spalle, facendomi dare il meglio nella preparazione del camp e il 100% in ogni allenamento e, soprattutto, dandomi più voglia di dimostrare quello che sapevo fare”.

È inevitabile dire che stavi vincendo il primo e il secondo round, e che quindi la tua non è stata una sconfitta totale. Pensi che per questo motivo Bellator ti darà un’altra chance a breve?

“Il match lo stavo vincendo e sono soddisfatto fino al pugno che ho preso. Poi io sono una persona che guarda molto i particolari, e quindi ho analizzato molto il match e lavoreremo di conseguenza. Sono uscito tra gli applausi e mi hanno fatto i complimenti sia lo staff italiano che quello americano, e il vicepresidente Mike Hogan. Spero mi diano un’altra possibilità, con un altro incontro o magari un contratto, perché penso di aver dimostrato che comunque riesco a stare in mezzo a palcoscenici così. Posso fare sempre meglio e questo mi sarà da insegnamento per il prossimo match”.

Diciamo che questo periodo non è stato molto fortunato per gli artisti marziali italiani, e non hanno tardato ad arrivare i commenti di atleti come Vettori e Di Chirico, che hanno provato a dare possibili soluzioni per migliorare le performance dei lottatori italiani. Tu condividi o ti discosti dalle loro dichiarazioni?

“Io non condivido nessuno dei due pensieri che hanno avuto sia Marvin Vettori che Alessio Di Chirico, e penso che non voglio criticare nessun ragazzo italiano, perché tutti mettono il cento percento e io, per primo, so benissimo cosa vuol dire essere un artista marziale professionista, in Italia. Non penso manchi niente a nessuna scuola di MMA in Italia. Ogni match va visto singolarmente, e ognuno ha le sue pecche ed ha sbagliato su qualche ambito e non penso che in Italia manchi nulla; soltanto che ogni atleta si deve mettere più sotto e lavorare su quello che ha sbagliato al match”.

Quando hai capito che le MMA avrebbero fatto parte della tua vita, anche a livello lavorativo?

“Io ho iniziato le arti marziali con il sanda a tredici anni e mi sono innamorato di questa disciplina. A diciotto anni ho capito che il sanda non poteva darmi sbocchi lavorativi e, vedendo i video di Alessio Sakara, mi sono avvicinato alle MMA, aggiungendo agli aspetti del sanda, la lotta libera e la lotta a terra, che è stata una parte nuova per me. Io ho sempre avuto voglia di farlo diventare un lavoro. Sapevo di potercela fare e mi sono impegnato sempre di più. All’inizio ci credevamo solo io e la mia famiglia, poi grazie ai risultati, anche gli altri mi hanno dato fiducia. Ho alimentato il mio sogno, anche andando all’estero, finché è arrivata “l’American Top Team: Italia” con Alessio e con Massimo, con il quale avevo iniziato le MMA e quindi già conoscevo. Ho creduto in questo sin da bambino: è stato un sogno e ci ho creduto sempre di più”.

A proposito di Alessio Sakara, volevo chiederti: come è stato lavorare e soprattutto stringere amicizia con l’idolo di qualsiasi fan delle MMA italiane?

“Alessio è un idolo, una persona dalla quale prendo ispirazione. Io l’ho conosciuto come insegnante, ed è fantastico: ogni giorno dà degli stimoli e non ho mai trovato un insegnante come lui. Abbiamo legato sempre di più con gli anni e si è creato un rapporto anche a livello affettivo; ed anche se per un infortunio non ha potuto combattere, è rimasto a Milano per me e per il team. C’è stato sempre e c’è stato in tutto, lo stimo sia come maestro, che come atleta, che come persona. C’è stata una frase nel mio camp, quando mi hanno offerto Bryan Moore, nella quale disse:« Simo, avrà più esperienza di te, ma per me, per come sei fatto tecnicamente, puoi fare contro tutti». Questa frase mi ha aiutato tanto e mi ha dato tanta forza”.

L’ultima domanda che vorrei porti è: che consigli daresti a tutti noi ragazzi che sogniamo, un giorno, di diventare professionisti?

“Un consiglio umile che posso dare è di non smettere mai di allenarsi, anche quando le cose si fanno difficili, e soprattutto non smettete mai di credere, in voi e nel vostro sogno, perché le MMA sono uno sport dove non si finisce mai di imparare. Quindi Daje Giù!”.

Simone, grazie mille per l’intervista. Ti faccio ancora i complimenti per la straordinaria performance, e spero che tu possa tornare il prima possibile nell’ottagono per regalarci quelle emozioni che solo tu sai darci.

“Grazie mille Francesco, spero di aver passato qualcosa. Ho ricevuto molti complimenti anche da altri giornalisti, e di questo ne sono felice. Di sicuro la prossima volta, ne sono sicuro, andrà molto meglio”.

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